SCANDALO IN CANONICA

Comunichiamo che, nostro malgrado, ci vediamo costretti alla
sospensione degli spettacoli del 29 febbraio, 14, 21 e 28 marzo
per ordinanze di Regione/Comune/Curia, alle quali non si può transigere

Seguiranno nostri aggiornamenti sull’eventuale recupero e sul proseguo del calendario

 

 

sabato 14 marzo ore 21.00
commedia dialettale

SCANDALO IN CANONICA di Antonella Zucchini
traduzione in lingua veneta, adattamento e regia di Narciso Gusso
Compagnia GRUPPO TEATRALE CAORLOTTO (Caorle)

La quiete di una tranquilla canonica di campagna viene messa sottosopra dall’arrivo improvviso di Arnaldo, aitante giovane, nel quale lo zio prete ripone i più ambiziosi progetti ecclesiastici. Ma tra equivoci, fraintendimenti e colpi di scena, non tutto va esattamente come deve andare…

DIGHE DE YES

Comunichiamo che, nostro malgrado, ci vediamo costretti alla
sospensione
degli spettacoli del 29 febbraio, 14, 21 e 28 marzo
per ordinanze di Regione/Comune/Curia, alle quali non si può transigere

Seguiranno nostri aggiornamenti sull’eventuale recupero e sul proseguo del calendario

sabato 29 febbraio ore 21.00
commedia dialettale

DIGHE DE YES di Loredana Cont, traduzione in lingua veneta di Rossella Marchi
Compagnia I SAMBEI (San Tomio di Malo)
regia di Edoardo Zocca

Arnaldo è un giovanotto orfano amorevolmente curato dalla governante Saveria, buono ma talmente taccagno da non volersi sposare per paura che un’eventuale consorte possa dilapidare il suo patrimonio. La tranquillità domestica è sconvolta dall’arrivo improvviso dello zio Giovanni dall’America, che vuole nominare Arnaldo suo erede a patto che però sia già sposato. La visita inaspettata dello zio, accompagnato dalla giovane ed eccentrica moglie, dà vita ad una serie di equivoci e di spassose circostanze. Saveria, aiutata da Giacomo – amico d’infanzia di Arnaldo – e dalla giovane nipote Rosetta, deve trovare alla svelta una moglie per il caro protetto e architettare una quotidianità familiare inesistente…

TRAMACI PAR L’EREDITÀ

sabato 15 febbraio ore 21.00
commedia dialettale

TRAMACI PAR L’EREDITÀ
tratto da “L’Erede universale” di François Regnard – traduzione in lingua veneta, adattamento e regia di Paolo Balzani.
Compagnia SCHIOTEATRO80

Era il 9 gennaio 1708 quando fu messo in scena per la prima volta il Légataire di quel Regnard che nella sua Francia otteneva un grandissimo successo, imitando il collega Molière e tentando di raggiungerne la immensa grandezza. Un cronista dell’epoca osservava sulla commedia: “Ne ho sentito un gran male, ma in compenso il teatro era sempre esaurito”. In effetti il successo fu tale che sbalordì la stessa critica, che guardava con superiorità questo Autore ancora troppo legato ai canoni della vecchia Commedia dell’Arte. Certo che a 35 anni dalla morte di Molière, nessuno avrebbe pensato che uno spettacolo potesse essere replicato ventitre volte in soli quaranta giorni ottenendo sempre il tutto esaurito. La critica che prima lo ignorava, gli contestava di avere imitato L’avare e forse anche quel suo essere poco elegante e troppo popolare.
Questa idea di commedia del popolo e il legame con la tradizione italiana della Commedia dell’Arte, hanno spinto Paolo Balzani a elaborare una traduzione di quella commedia che in italiano suona “L’erede universale”, mentre in lingua veneta diventa “Tramaci par l’eredità”. Si tratta di progetto culturale per dare da un lato quella maggiore freschezza e immediatezza che il vernacolo possiede, e dall’altro per attuare una sorta di legame storico tra la tradizione teatrale francese e la nostra, indiscutibilmente quella di Carlo Goldoni.
Oltretutto, l’elaborazione ha dato spunto per creare un ritmo moderno nell’impianto dell’opera classica, sottolineando la potenza espressiva del protagonista: Geronte, il vecchio avaro, genialmente esilarante nella sua ruvidità, ma altrettanto drammatico nella sua riflessione di una vita che inesorabilmente sfugge.

I FIGLI? … UN ACCIDENTE!

sabato 25 gennaio ore 21.00
commedia brillante in lingua

replica fuori abbonamento sabato 1 febbraio ore 21.00

I FIGLI? … UN ACCIDENTE!
di Franco Ferri, libero adattamento e regia di Franco Picheo
Compagnia ARCADIA (Torri di Quartesolo)

Raccomanda un vecchio proverbio popolare: “Chi ha figli grandi, fuor li mandi…”. Già. Peccato che ci sia poi l’altro proverbio, quello che ricorda: “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”. E così i simpatici Leandro e Iride, coppia romagnola ormai matura con prole maggiorenne da un bel pezzo, si ritrovano ancora a doversi preoccupare per i propri figli come se fossero sempre dei ragazzini adolescenti, in balìa di un mondo troppo grande per loro. E dire che le due femmine, Rita e Paola, sarebbero pure già sposate. Solo che l’una è alle prese con le angosce e i sospetti di tradimento da parte del marito Sergio (e i genitori, invece di buttare acqua, gettano benzina sul fuoco…), mentre l’altra è ancora incapace di provvedere a se stessa,tanto da ricorrere sempre all’aiuto di mamma e papà, con telefonate assillanti e continue richieste d’intervento.
Del resto come si può pretendere che Paola diventi davvero indipendente, se la madre la giustifica sempre e la chiama “Cocca” o “Paolina”? Con l’esempio di due sorelle maggiori così, non stupisce che il terzo figlio, Giampiero, sia cresciuto come il “principino” di casa a cui tutto è permesso e perdonato, e ora sia il classico bamboccione un po’ scapestrato che si diverte a farfallare un po’ da una ragazza all’altra, ovviamente senza mai assumersi un briciolo di responsabilità.Le peripezie dei tre figli costringono Leandro e Iride a tentare di mettere pezze di qua e di là, per sistemare i continui guai in cui si cacciano. Il risultato non può che essere un andirivieni senza pace e con mille imprevisti nella casa dei due genitori, per il divertimento del pubblico che può identificarsi nei momenti di ansia e di stanchezza, ma anche di allegria, di affetto e di complicità che caratterizzano questa italianissima famiglia sgangherata, ideata da Franco Ferri e adattata per la scena dal regista Francesco Picheo. Due atti brillanti che porteranno ogni genitore a pensare, proprio come l’esausto Leandro, che “i fioi” (i figli) sono davvero “un accident”. Ma senza quest’accidente, in fondo, che sapore avrebbe la vita?

IL LIBERTINO

sabato 7 dicembre ore 21.00
commedia brillante in lingua

IL LIBERTINO di Aldo De Benedetti
Compagnia NAUTILUS CANTIERE TEATRALE (Vicenza)
regia Piergiorgio Piccoli e Daniele Berardi

L’impiegato Arduino Rossi è un uomo senza carattere e succube degli altri, che conduce una vita monotona e ripetitiva tra il lavoro al ministero delle finanze e la casa, dove vive con una moglie indolente, ipocondriaca e dedita ai medicinali, una suocera arcigna e autoritaria e un suocero, giocosamente alienato. Al lavoro non va meglio: le giornate in ufficio sono interminabili, alle prese con un direttore sospettoso e impiccione e un collega vanesio, presuntuoso e nullafacente. Da un incontro fortuito, una domenica pomeriggio, con un’affascinante ragazza (in realtà una bella entraîneuse) nasce l’occasione per un appuntamento nell’appartamento della donna. L’incontro avrà risvolti ben diversi da quelli previsti dallo sprovveduto aspirante dongiovanni, e finirà in modo inaspettato, tanto da portare Arduino a “sognare” un seguito della vicenda in modo alquanto tragico. Al risveglio il «libertino» si renderà conto che la realtà è ben diversa, ma ugualmente intricata.
Il testo assume i caratteri del giallo-comico dove Arduino, un “Ugo Fantozzi” ante litteram, si troverà vittima di inganni, persecuzioni, e dell’invadenza di un cognato impiccione. Il protagonista seguirà quella misteriosa deriva che può assumere la nostra vita quando siamo di fronte a una tentazione e scegliamo di seguire l’ impulso, in uno sviluppo dell’intreccio che ricorda Carlo Goldoni per la capacità di trattare questioni complesse nella forma di un’ irresistibile leggerezza, giocata sul conflitto tra equilibrio classico e inquietudini contemporanee. La commedia, con il suo fitto reticolo di simpatici personaggi, avrà un epilogo inaspettato e, ovviamente, divertente e consolatorio per il pubblico.

EL MOROSO DELA NONA

sabato 23 novembre ore 21.00
commedia dialettale

EL MOROSO DELA NONA di Giacinto Gallina
Compagnia TREVISO TEATRO (Preganziol)
regia di Vaina Cervi Molin, deus ex machina Marina Biolo

Venezia, fine ’800, mentre sullo sfondo va in scena la famosa regata che si svolge sul Canal Grande, la commedia pone in rilievo le vicissitudini di una povera famiglia di barcaroli alle prese con una serie di avvenimenti imprevisti, in bilico fra disfatta e riscatto economico, grandi sogni e incombenze quotidiane, amori impossibili e convenienze sociali. A sorpresa nonna Rosa, vera anima e riferimento della famiglia, reincontra il suo primo, contrastato e mai dimenticato moroso. E così, in un crescendo di emozioni, l’onestà e l’impegno vinceranno sulla sfortuna, il cuore vincerà sulla ragione, a dispetto di un destino che sembrava già scritto, per un lieto fine garantito.

L’ULTIMA PROVA

sabato 9 novembre ore 21.00
giallo-noir

L’ULTIMA PROVA
adattamento teatrale e regia di Melissa Franchi
Compagnia TEATRO DI SABBIA (Vicenza)

Durante una prova a teatro Luca e Laura uccidono al culmine di una lite Andrea, attore ed amico dei due. Dopo un primo concitato momento decidono di nascondere il corpo e di proseguire la serata di prova, come se nulla fosse successo. Marco, scrittore e regista, sta infatti selezionando il cast per una nuova produzione. Quella sera sono infatti attesi Sara e Fabio che, insieme a Laura e Andrea dovrebbero essere gli attori della nuova pièce di Marco. Alla serata partecipano però anche Barbara, sorella di Andrea e Luca, vecchio compagno di studi di Marco e Laura. La prova si svolgerà all’insegna dell’attesa di Andrea che mai arriverà, in un’atmosfera di grande suspense, creata dalla musica magistralmente composta per questa storia noir, dal finale inaspettato.
Con L’Ultima Prova, Teatro di Sabbia ha voluto sperimentare un genere non comune in Italia, il giallo. Questo spettacolo nasce infatti come omaggio ai grandi film noir americani prodotti tra la fine degli anni ‘40 e la prima metà degli anni ’60 del ‘900. Il testo originale è liberamente ispirato alle grandi scene e alle inimitabili atmosfere di film come Psyco di Hitchcock e Piano, Piano Dolce Carlotta di Aldrich. La nostra è però una storia trasportata in un ambiente senza tempo, in uno spazio teatrale di prova.
Come segno che ormai contraddistingue le produzioni in prosa di Teatro di Sabbia, la scena e i costumi sono essenziali: cubi bianchi e relle cariche di abiti ed elementi teatrali a creare un luogo che può essere ovunque, in un teatro qualsiasi. I costumi rigorosamente bicromatici: il nero che contrasta con il rosso, colore della passione e del delitto.
L’Ultima Prova è come una giostra di suspense, caratterizzata da personaggi particolari, a volte scomodi, ma sempre affascinanti. Un giallo in cui il pubblico – come gli assassini- ha partecipato al delitto, ha assistito e che ora non può fare altro che seguire il tessersi di una ragnatela di inganni.
La musica è l’elemento infine che sottolinea in modo perfetto le atmosfere vorticose di questo noir, creando un immaginario melodico, ma distorto, a tratti pauroso, che dà vita a particolari atmosfere sottolineate da una luce a contrasto, fatta di tagli che creano zone d’ombra e di luce, così simili all’animo umano.

LA SBÉTEGA SORÀDA

sabato 26 ottobre ore 21.00
commedia dialettale dal Teatro d’Autore

LA SBÉTEGA SORÀDA
Adattamento in lingua veneta di David Conati da “La Bisbetica domata” di W.Shakespeare
Compagnia TEATROPROVA (San Bonifacio)
regia di Antonella Diamante

“Prendi una donna e trattala male”. Versione in dialetto veneto de “La bisbetica domata” … con finale a sorpresa! La commedia trae ispirazione da “La bisbetica domata” di W. Shakespeare ma David Conati ne ha fatto una versione più “casalinga”, ambientando l’azione nel 1700, tra Verona e Cologna Veneta, sfruttando l’impatto comico del dialetto veronese con influenze vicentine e semplificando la trama pur mantenendo sostanzialmente fedeli i personaggi principali di Caterina e Petruccio che nella nuova versione diventano Caterina e Pier Pearin. Il testo è agile e divertente, le figure maschili e femminili sono ben delineate e nell’allestirlo abbiamo deciso di rendere bisbetiche, ciascuna a suo modo, anche le altre figure femminili tranne Trania, la serva di Pier Pearin, che potrebbe, a buon diritto, essere l’unica reale bisbetica e che noi per contrapposizione abbiamo reso una popolana disincantata dotata di una fastidiosa ma simpatica franchezza e di improbabili conoscenze letterarie. Il finale riserverà delle sorprese rispetto al testo originale, d’altronde, cari spettatori, nel conflitto tra il mondo maschile e quello femminile chi potrà mai avere la meglio?
Pier Pearin da Cologna Veneta alla morte del padre, per poter entrare in possesso di tutte le sue terre deve
contrarre matrimonio con una donna nobile (o quasi), altrimenti per espressa volontà del genitore, tutti gli
averi del padre andranno alla Chiesa. Così in cerca di una donna da marito che risponda a questi requisiti Pier Pearin parte per Verona accompagnato da Trania, fedele serva, già a servizio dal padre, sagace e pungente e molto più furba di lui. A Verona incontra casualmente il vecchio amico Ortensio che spasima per poter sposare la figlia più giovane di Battista Minola, Bianca. Battista però non la vuole dare in sposa a nessuno a patto che prima si sposi Caterina, la figlia più vecchia nota a tutti per il suo carattere per nulla accomodante. In cambio di una grossa somma di denaro Pier Pearin accetta di sposare Caterina scatenando quindi la competizione tra i corteggiatori di Bianca che fanno a gara per accaparrarsela in quanto bella, brava, buona e mai lodata abbastanza… alla fine l’amore trionferà, ma…

ALLA FINE ARRIVA SEMPRE L’ESTATE

sabato 12 ottobre ore 21.00
teatro d’autore

ALLA FINE ARRIVA SEMPRE L’ESTATE
di Arianna Franzan e Angelo Sicilia
Ass. Culturale Teatrale LA GIOSTRA (Arcugnano)
regia di Luisa Vigolo

Libero è un avvocato di grido, che sta attraversando un periodo di crisi, e si presenta quindi da uno psichiatra altrettanto famoso con l’apparente intento di farsi prescrivere dei semplici calmanti. Senza rendersene conto Libero si ritrova ricoverato in mezzo ai pazzi, in un manicomio vero e proprio, dove incontra Marco, un altro paziente, che sembra sapere molte cose. E dai discorsi tra i due si capisce che anche Libero non è lì per una semplice cura. C’è un motivo più profondo della sua permanenza in quel posto. La vita nell’istituto si svolge normalmente, tra pazienti depressi, schizofrenici o maniaci, tra un ex ballerina perennemente in preparazione per una prima che non ci sarà mai, e due catatoniche che parlano tra loro solo in sogno. E tra i vari episodi di vita di manicomio assistiamo a dei flashback in cui vediamo Libero affrontare i colloqui con il Dottore, Stefano. Ben presto si capisce che tra i due c’è stato qualcosa. E questo qualcosa, si intuisce, c’è stato anche con Marco. Marco che ora, combattuto tra il voler avvertire Libero del pericolo imminente, e la sua gelosia per Stefano, confonde ancora di più le idee di Libero, che pian piano sprofonda in un qualcosa che assomiglia sempre di più alla pazzia. Respinto definitivamente da Stefano, Libero si lascia andare definitivamente a questa follia, assieme a tutti gli altri pazienti, consapevole che ormai non c’è più via d’uscita, che resterà lì per sempre, scaricato per sempre da Stefano, ma nello stesso tempo suo prigioniero. Scaricato anche da una moglie che telefona per dire che non andrà a prenderlo per le vacanze…ormai è troppo tardi…